Voglio parlare un po' del pane.
Voglio parlare del pane perchè ho appena letto che ogni giorno in questo paese di disoccupazione, di miseria, di precariato e di sfacelo si buttano nell'immondizia non differenziata 16.000 TONNELLATE di pane.
I maggiori spreconi di pane sono i grandi supermercati. In base al principio dello spreco come anima del commercio contemporaneo, i supermercati ordinano ai fornitori molto più pane di quanto prevedano di vendere in modo che gli scaffali ne siano provvisti in abbondanza fino alla chiusura. Uno scaffale con due o tre panini fa una pessima impressione, anche se sono le sette di sera.
In verità, non tutto il pane avanzato alla grande distribuzione e ai forni industriali viene buttato, una parte viene riciclato.
Ad esempio ho letto che la Caritas di Roma acquista per 5 euro al chilo, 5 EURO, un bel po' di quel pane avanzato per le sue mense.
In generale, comunque, la discarica del pane è una questione di costume generale. Lo buttano via tutti. Chissà perchè allora lo compriamo, il pane, perchè ne compriamo così tanto.
Forse è una questione di atavico retaggio, ciò che resta di una cultura antica e defunta, ma non defunta abbastanza.
Forse. Oltretutto, in linea generale, il pane che compriamo fa schifo. A parte qualche forno di nicchia, a parte qualche quartiere in qualche città, meridionale, quello che ci portiamo a casa non ci assomiglia nemmeno al pane.. E' prodotto da forno e basta lì. Concepito perchè la sua consistenza tipica e il suo gusto non possano durare più di qualche ora. Si butta il pane anche perchè alla sera stessa è immangiabile. Una gomma ammappazzata.
Trattato con lieviti da residuati della guerra chimica, prodotto con farine scadenti e qualche volta anche sospette, da glutini sputtanati a tal punto che, vedi un po', ci godiamo un incremento addirittura miracoloso della celiachia anche negli adulti.
Il fornaio che impasta il pane, lo fa lievitare il giusto tempo e poi lo inforna, è quasi una rarità. Sempre più spesso i forni mettono a cuocere paste che comprano surgelate da produttori industriali.
Non è sempre vero. Se vai a Fuorigrotta in uno qualunque dei forni intorno al mercato, compri la panella che è proprio buona come la panella del proverbio locale: bastone e panelle fanno i figli belli.
Anche se vai in qualche forno di La Spezia o Genova, o Milano o Palermo, anche se vai di quà e di là sull'Appennino.
Ma chi ci va? Cos'è, facciamo una gita di un paio di giorni per comprare il nostro pane quotidiano?
Che poi costasse poco. Il nostro è il pane più caro della Galassia, buchi neri compresi. Può capitare che se vuoi un pezzo di pane decente, no dico un buon pezzo di pane, ma almeno mangiabile, lo paghi anche sette euro al chilo.
Ora mi chiedo: chi è che paga quelle cifre per un prodotto base dell'alimentazione, almeno così è classificato, e poi lo butta nel cesso, ha qualche diritto di lamentarsi che so, delle tasse?
Fatti i conti, se ci si mettesse a non buttarne via neanche una briciola, ogni famiglia italiana si metterebbe nelle tasche a fine anno tre, quattrocento euro. Roba che se la facesse Renzi, di darglieli quei soldi, lo eleverebbero al rango di imperatore.
Noi in casa il pane ce lo facciamo da soli da un paio di anni. Ci facciamo anche la focaccia, alla faccia dei focacciai che hanno gettato quel nobile e lussuoso alimento nel più totale discredito..
Ci hanno regalato un po' di lievito madre, compriamo la farina locale da un mugnaio non fedifrago e andiamo avanti così. Panifichiamo due volte alla settimana come facevano in casa mia cinquant'anni orsono,e non buttiamo via neanche una briciola perchè è sempre buono, così buono che non gli serve neanche troppo companatico.
Ma non è che tutti possono fare così.
Non è vero, bastano due ore di lavoro alla settimana. C'è qualcuno che non riesce a trovare due ore in sette giorni per farsi il pane?
Sì, quelli che prendono il loro tempo e lo buttano nel cesso.
Il Pane più buono della mia vita l'ho comprato e mangiato in Egitto, al secondo posto in Germania, in terza posizione casa mia. Non ne vale la pena? Un chilo di pane fornisce energia sufficiente a otto ore di lavoro intenso. Metti anche che è buono, è forse roba da non dedicarci un po' di tempo?
DICO così ma sono di un altro mondo. Nel mondo da cui vengo, mia nonna lo baciava il pane, prima di metterlo sulla tavola. E mio padre, per tutto il tempo che è vissuto, ha continuato a mangiare tenendo per tutto il tempo il suo pezzo di pane stretto in una mano. Inutile dirgli che non era educato, che di pane ne aveva quanto ne voleva, lui non ha mai smesso. Ma lo capisco: lui ha avuto davvero fame,sapeva di doversi tenere ben stretto quel pane che era riuscito a guadagnarsi
Con ciò, che cosa augurare a questo Paese di sperperatori di pane se non un po' di fame generale, quella vera?
articolo pubblicato su IL SECOLO XIX di domenica 11 maggio 2014