Le Civette sul Soufflè
DI TUTTO UN PO' => Un caffé insieme alle civette => Topic started by: frugiter on Thursday, 01, May 2014, 04:49:31 PM
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1 MAGGIO
LA REGINA DI MAGGIO
- Il primo maggio è la festa della primavera e varrà scelto il più bello fra tutti gli insetti per incoronarlo re della primavera - disse una vecchia libellula.
- Non sarò certamente scelto io - sospirò Terry. Era soltanto un povero bruco verde, molto insignificante; non aveva nemmeno un po' i peluria nè le strisce arancione.
- Temo proprio di no - disse gentilmente la libellula - ma non importa. Potrai vedere l'incoronazione. Tutti getteranno petali di fiori al re della primavera.
Terry era molto triste quella sera, quando andò a dormire. Pensava a quanto sono fortunate quelle creature che nascono belle.
Filò intorno a sè un caldo bozzolo e si addormentò. Non sapeva per quanto tempo avesse dormito, quando si svegliò, ma sentì che il sole era alto e scaldava il suo bozzolo. Allora lo rosicchiò per farsi strada e uscì al sole.
Mentre si scaldava sopra un fiore, provò una strana sensazione, si sentì diverso ad un tratto. Si guardò le spalle e vide che gli erano spuntate un paio di ali: ali splendide verdi e azzurre.
- Come mai? - si domandò Terry. Ma non ebbe il tempo di riflettere, perchè udì un brusio di voci e risate; improvvisamente si trovò circondato da una folla di insetti che gridavano:
"Ecco il più bello degli insetti! Ecco il re ella primavera!"
Qualcuno gli pose una corona di petali sul capo e lo sollevò dal fiore. Terry ora volava. Una pioggia di petali cadeva intorno a lui. Era il giorno più bello ella sua vita.
Più tardi, stanco ma felice, Terry si ricordò che sua madre gli aveva detto un giorno che sarebbe diventato una farfalla.
- Ho capito - mormorò - alcune creature nascono belle, altre lo diventano !
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2 MAGGIO
IL CONIGLIETTO DI PRIMAVERA
C'era una volta un coniglietto che era nato in primavera ed amava soltanto la primavera, e pensava che non ci fosse altro al mondo che la primavera. Ma un giorno la primavera finì. Era arrivata l'estate e il coniglietto non era affatto contento.
- Oh oh! Tutte le nuove cosettine della primavera se ne sono andate! - si lamentò.
Perciò non si unì agli altri coniglietti che saltavano nei prati, nella radiosa estate calda, e nell'autunno non corse e non giocò con loro a nascondersi fra le foglie rosse e dietro ai grossi tronchi.
Quando venne l'inverno, con la neve e il freddo gelido e il ghiaccio, egli si acquattò nella sua tana e vi rimase, triste., sospirando la primavera.
Ma un giorno, mentre l'inverno finiva, un profumo di primavera entrò nella sua tana:; il coniglietto si affacciò. Pieno di meraviglia, con le narici frementi, uscì fuori piano piano e.... la primavera era tornata"!!!
- La primavera è tornata! - gridò felice - E' tornata!
- Naturalmente - disse ridendo un vecchio coniglio saggio che passava di lì - Ritorna sempre, tutti gli anni, sempre sempre.
- tutti gli anni! Sempre, sempre - mormorò il coniglietto felice, e si mise a saltare.
E continuò a saltare per tutta la primavera e per tutta l'estate e l'autunno e l'inverno, giocando felice con gli altri coniglietti e divertendosi in tutte el stagioni, pur continuando a pensare che la primavera è la più bella.
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3 MAGGIO
IL CAVALLINO DEL SABATO
Piero era un bambino che desiderava avere un cavallino . Quando si avvicinò la data del suo compleanno, Piero domandò in regalo un cavallino. Ma il babbo e la mamma scossero il capo.
- Un cavallino non si può tenere in città - dissero - ha bisogno di spazio, di prati, di scuderie; si può tenere solo in campagna.
Perciò Piero dovette pensare a un altro regalo di compleanno e chiese un paio di stivali e un cappello da cow boy; poi domandò un libro che parlasse di un cavallino e il ritratto di un cavallino da appendere in camera sua. Ma naturalmente continuava a desiderare il cavallino più di ogni altra cosa.
Quando venne il giorno del compleanno, Piero indossò il cappello e gli stivali da cow boy. Appese il ritratto i camera sua di fronte al letto, e domandò al babbo i leggergli la storia del cavallino sul libro nuovo.
- Più tardi, Piero - disse il babbo sorridendo - ora è tempo id fare colazione, e dopo ho pensato che tu ed io potremmo anare insieme a fare una passeggiatina nel parco. Piero ne fu molto contento. Gli piaceva andare nel parco, che era grande e verde, ed aveva anche uno zoo.
Questa volta però, il babbo non lo condusse allo zoo, ma si avviò per un altro sentiero; improvvisamente, dietro a una curva, Piero vide liberi in un prato sei cavallini. Sul cancello del recinto c'era un cartello che portava scritto:" Lire 100 per ogni cavalcata"
Prima che Piero avesse il tempo di chiedere i fare un giro, il babbo disse sorridendo:
- POco tempo fa, ho scoperto questi cavallini nel parco. Ho pensato che potremmo venire qui tutti i sabati per fare una cavalcata. Naturalmente se questo ti piace, come sorpresa per il compleanno.
- Oh, si, sì, papà ! - esclamò Piero - E' splendido.
Piero però non si precipitò immediatamente a cavalcare. Prima si arrampicò sul recinto per osservare meglio e decidere quale avrebbe scelto come "cavallino del sabato"
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4 MAGGIO
DAL BARBIERE
Ogni mese
perchè no!
Dal barbiere
me ne vò
Una bella
sforbiciata
e ho la chioma
già tagliata.
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5 MAGGIO
L'ORSACCHIOTTO TROPPO PICCOLO
L'orsacchiotto era il più piccolo di tutti. Era il più piccolo delle sue sorelle, molto più piccolo di suo fratello, molto ma molto più piccolo di sua mamma, molto, molto, molto più piccolo del suo babbo.
Molto spesso, perchè troppo piccolo, era lasciato al di fuori di tutto quello che si faceva in casa.Un giorno, il povero orsacchiotto si sentiva tutto abbandonato. Sua sorella era andat a raccogliere verdure nell'orto e quando le aveva chiesto di accompagnarla, aveva risposto:
- No, io sarò occupata e non potrò sorvegliarti; tu sei troppo piccolo e puoi perderti.
Suo fratello stava andando a pescare. L'orsacchiotto gli domandò se poteva andare con lui, ma egli rispose:
- No, io sarò occupato a pescare e non potrò sorvegliarti; tu sei troppo piccolo e potresti cadere nel lago.
. Oh - si lamentò l'orsacchiotto, triste e abbandonato sulla soglia di casa - sono troppo piccolo per tutto.
Proprio in quel momento stava uscendo il suo grosso babbo, che udì il suo lamento.
-Non direi, orsacchiotto - disse il babbo - io sto andando a far la spesa e tu sei proprio della misura giusta per venire con me, seduto sulle mie spalle.
L'orsacchiotto si asciugò le lacrime e andò col babbo. Comprarono il latte e il burro, il pane e il pesce, limoni, maionese e e un grosso vaso di miele.
Quando tornarono a casa il babbo disse:
- Non avrei mai potuto portare a casa tutta questa roba senza l'aiuto del piccolo orsacchiotto.
A queste parole l'orsacchiotto si sentì forte, grande, allegro e orgoglioso di poter aiutare il babbo, come deve fare ogni bravo orsacchiotto
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6 MAGGIO
l'AUTOBUS BRONTOLONE
Erano giorni ormai che un autobus, in città, era sempre più svogliato. Al mattino non aveva alcuna intenzione di mettersi in moto, facendo solo un gran rumore col motore e sbuffando a più non posso. Non aveva proprio voglia di far salire i passeggeri! E tutti si chiedevano perchè.... Un giorno Federico e Alessandro, uscendo da scuola, andarono alla fermata e lo videro sfrecciar via. Poi all’improvviso si fermò, e tornò indietro verso di loro. Aprì la porta anteriore e disse loro: “Su, salite, anche se non ne avrei voglia.. vorrei restar solo, senza nessuno intorno, libero di andare dove mi va!”. Federico replicò: “Ma, signor Autobus, senza lei noi non potremmo tornare a casa...”. Alessandro gli fece eco: “E non arriveremmo in tempo per mangiare, giocare un pochino e poi fare i compiti! Con tutte queste cose da fare, signor Autobus, abbiamo proprio bisogno di lei, per favore...!”.
L’autobus si mise in moto, borbottando qualcosa. Salirono altri passeggeri, e poi altri, e altri ancora. A un certo punto si rivolse ad alta voce ai due bambini, facendo in modo che anche gli altri sentissero: “Io sono stanco! Vorrei correre libero tra parchi e ampie strade, invece guardatemi come sono ridotto! Mi devo sempre fermare, e poi ripartire, e poi rifermare! Insomma, non ce la faccio! Sono stufo!”. I passeggeri iniziarono a mormorare tra di loro, increduli di quanto avevano appena sentito.
I due bambini, però, non si persero d’animo. Arrivati a destinazione, scesero dall’autobus salutandolo garbatamente. Giunsero a casa, e per prima cosa presero dei fogli da disegno, matite colorate e pennarelli vari. In men che non si dica riempirono decine e decine di fogli con simpatiche illustrazioni e scritte colorate. Scesero poi in strada e chiamarono quanti più bambini fu loro possibile. Tutti insieme, iniziarono a tappezzare i muri delle strade e dei palazzi con tutti quei bei disegni colorati.
Tutto intorno il traffico delle automobili si fermò, stupefatto, per ammirare quelle piccole opere d’arte. Di colpo calò un silenzio quasi surreale... non si udivano più i clacson impazziti delle auto, né lo stridio dei freni sull’asfalto. E, come per incanto, le strade sembravano più spaziose, il verde dei giardini ancora più intenso, e persino l’acqua che sgorgava dalle fontanelle pareva scorrere con più brio. Ed era tutto merito di Federico, Alessandro e dei loro piccoli grandi amici! I loro disegni e le loro parole avevano fatto colpo, perchè il messaggio era stato chiarissimo: dare più spazio all’autobus brontolone, permettergli di circolare meglio, trovare meno ostacoli da superare, e meno automobili sul suo percorso! E subito tutti avevano capito, incredibile!
L’autobus brontolone notò immediatamente l’improvviso cambiamento della situazione, e lì per lì non disse nulla, forse non credendo ai suoi occhi. Ma poi, vedendo i disegni dei bambini che lui stesso aveva avuto a bordo poche ore prima, capì che erano stati loro a fare quell’ottimo lavoro, e sorrise sotto i baffi. Federico e Alessandro se ne accorsero subito, e corsero verso di lui assieme a tutti gli altri amici.
L’autobus brontolone, ormai commosso, li accolse tutti a bordo e li accompagnò al parco.
Da quel giorno l’autobus brontolone, libero di viaggiare come aveva sempre desiderato, smise di lamentarsi e diventò l’autobus più simpatico e divertente di tutta la città.
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7 MAGGIO
GOLOSA ATTESA
Non è mai proprio finita!
Se una torta ben farcita
e ben cotta vuoi mangiare
un bel po' devi aspettare!
Finalmente è sul vassoio!
Io contento me la ingoio.
Il mio piatto che era pieno,
or si svuota in un baleno.
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8 MAGGIO
Fra le radici di una grande quercia, ho costruito una casina di bastoncini incrociati, con piccole finestrelle e il tetto di muschio.
Ha anche una aporta, un recinto e un cancello; un ciuffo di viole sono il suo giardino. E inoltre...
e inoltre so che nella mia casina piccola qualcuno è andato ad abitare. L'ho visto rapido e furtivo. Ho guardato dalla finestra e ho visto un occhio che guardava, all'interno, un occhio che brillava e guardava me.
Non posso proprio dire chi sia, non posso proprio immaginare chi possa essere il misterioso abitante della casina piccola che ho costruito fra le radici della quercia grande.
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9 MAGGIO
A raccogliere viole e marherite
andammo nella selva fitta e scura
che mi fa, non so voi cosa dite,
tanta paura.
Temeva di trovare chissà quante
tigri o pantere il povero bimbetto,
e invece non trovò, tutto tremante,
che un conilietto.
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10 MAGGIO
IL VESTITO NUOVO
- La semplice pelliccia nuova non è abbastanza bell in un giorno di primavera bello come questo - disse un giorno una topolina - Devo avere un vestito bello per la primavera.
Si avviò verso la città per comperarlo in un negozio. Ma nessun negozio, neppure in quelli che avevano vestiti per bambine, la topolina potè trovare un vestito della sua misura.
Povera topolina! Era così mortificata che tornò a casa con gli occhi lucidi di pianto. Mentre scendeva la prima lacrima giù per la guancia, vide una bambina che piangeva disperatamente seduta dotto un albero.
- Ih, ih - singhiozzava la bambina - ho fatto tutti questi vestitini nuovi per la mia bambola ma non le vanno bene, sono troppo piccoli.
La topolina guardò i vestitini. Erano molto belli, c'era anche una sottoveste con un nastrino ricamato sul bordo; quando la topolina li misurò, li trovò perfettamente della sua taglia: sembravano fatti apposta per lei.
-Guardami - disse alla bambina - Io sono la signora Topolina e sono venuta a casa tua a prendere il tè.
La bambina alzò gli occhi; quando vide la topolina così elegante con gli abiti della bambolina, si asciugò gli occhi e sorrise.
- Lieta di conoscerti, signora Topolina! Il tè sarà pronto in un attimo .
Corse a casa, a prendere le tazzine da bambola più piccole e poi presero il tè sotto l'albero, in quello splendido giorno di primavera
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11 MAGGIO
IL COMPLEANNO DELLA MAMMA
Un giorno mamma Scoiattolo si alzò e andò a svegliare i suoi piccoli. Ma i cinque scoiattolini si erano già alzati e i letti erano già rifatti!
La mamma andò in bagno per far lavare loro le zampe e il musetto, ma i cinque scoiattolini si erano già lavati anche le orecchie.
Sempre più sorpresa la mamma entrò in cucina per preparare la colazione, ma tutto era già pronto e il caffèllatte fumava nella stufa.
Mentre la mamma restava muta perla sorpresa e la commozione, i cinque scoiattolini le corsero incontro per abbracciarla. La mamma li tenne stretti e omandò se avevano fatto tutto da soli.
- Tutto, tranne scaldare il latte. Il babbo l'ha messo sul fuoco per noi, perchè non ci scottassimo.
- E' vero - disse il babbo rientrando - l'ho fatto io, perchè non sarebbe stato bello che gli scoiattolini avessero le mani scottate proprio il giorno del compleanno della mamma, vero?
- Certo! - disse la mamma, senza notare la grossa scottatura che il babbo aveva su una zampa.
Ma nessuno glielo disse: siccome la zampa era stata curata con la pomata e fasciata, e non faceva più male, era inutile dirlo alla mamma, il giorno del suo compleanno, non vi pare?
Mentre gli scoiattolini gridavano : - Tanti auguri! _ la mamma sedeva a tavola, felice.
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12 MAGGIO
SCAPPA, SCAPPA!
Una giovane cavalletta saltò sul prato in cerca della colazione: " Che cosa devo mangiare per colazione? Un filo di erba saporita o due petali di margherita?"
Vicino a lei saltava un vecchio ranocchio che cercava anch'egli la colazione.
- Una cavalletta fa proprio al caso mio - disse, preparandosi ad afferrarla.
Ma una grossa anatra bianca si avvicinò al ranocchio, pensando che sarebbe stato un'ottima colazione..
Stava quasi per aprire il becco piatto e giallo, quando una volpe, magra e affamata, con un sacco sulle spalle, le scivolò accanto, silenziosa, bisbigliando: " Oggi si mangia anatra arrosto! Che bel pranzetto mi farò!.."
Aprì il suo grosso sacco, ma proprio mentre stava per ghermire l'anatra: bang bang bang, un cacciatore, nascosto dietro ad un tronco, sparò alla volpe.
Fortunatamente sbagliò il bersaglio e la volpe fuggì nel bosco.
L'anatra fuggì nello stagno.
Il vecchio ranocchio, saltando con tutte le sue forze, fuggì a nascondersi sotto un grosso tronco.
La cavalletta invece continuò a saltare sul prato, domandandosi che cosa avesse causato tutto quel parapiglia.
A colazione mangiò il filo d'erba e anche i due petali della margherità; poi saltellò fino a casa , sazia e allegra, senza nessuno dietro.
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13 MAGGIO
PER IL PRANZO
Cuoce il pane il panettiere,
pianta verze l'ortolano,
pesca pesci il pescatore
con la lunga lenza in mano.
Quella mucca quieta e buona
tutto il latte suo ci ha dato;
l'han portato dal lattaio
che ne ha fatto un bel gelato.
Il buon pranzo a preparare
una cuoca sta in cucina
e la tavola apparecchia
svelta e brava la bambina.
Tutto è pronto finalmente
ben disposto e ordinato,
mentre i bimbi le manine
col sapone han già lavato.
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14 MAGGIO
IL MACCHINISTA
Dino aveva un treno elettrico che girava in tondo sui binari e un trenino di legno che passava sui ponti e sotto le gallerie e ovunque Dino volesse farlo passare. Aveva anche una tuta e un berretto da macchinista e lo indossava ogni volta che il babbo lo portava in stazione a vedere i treni.
Passavano le grosse nere locomotive dei treni merci, ed i locomotori con vetture per passeggeri. Qualche volta passava anche un locomotore Diesel filando veloce e fischiando con un lungo sibilo che metteva paura ma era entusiasmante..
I macchinisti di tutte le locomotive salutavano sempre Dino.
Un giorno che il babbo aveva parcheggiato la macchina proprio vicino ai binari e Dino stava affacciato al finestrino, un locomotore Diesel si fermò proprio davanti a loro.
- Scommetto che tu da grande farai il macchinista! - disse il macchinista a Dino.
Il bambino lo guardò stupito, sorridendo. La locomotiva fischiò di nuovo e ripartì sui binari.
- Ebbene - disse il babbo - come avrà fatto a indovinare?
Dino non rispose subito, Osservava il grosso treno che scompariva dietro ad una curva e pensava che un macchinista, quando sa guidare un treno così grande e veloce, sa anche riconoscere subito un altro macchinista quando lo incontra: questo lo rese felice.
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:flirty:
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15 MAGGIO
SO-CIO'-CHE-SO
So -ciò-che-so era una gattina gialla. Sapeva ciò che sapeva e le piaceva ciò che sapeva e pensava di sapere tutto ciò che si può sapere.
Un giorno la mamma le offerse di insegnarle ad arrampicarsi su di un albero. La gattina guardò su, su verso i rami sottili e ondeggiati e miagolò:
- Che cosa faremo quando saremo arrivate sull'albero?
-Scenderemo giù di nuovo - disse la mamma sorridendo.
- Ma se devo salire su di un albero e poi scendere giù di nuovo, tanto vale che resi dove sono: è la stessa cosa.
Così rimase a terra, tranquilla e sicura, finchè arrivò un cane che abbaiava furiosamente. Allora la gattina corse su per l'albero e si arrampicò barcollando e scivolando, finchè non trovò un ramo sicuro.
Di lassù però non riusciva più a muoversi e fu contenta quando arrivò la mamma e le insegnò a scendere.
La sera mangiò la cena senza fare i capricci e andò a letto senza dire una parola, perchè la gattina presuntuosa aveva imparato una grande lezione.
Aveva imparato che non sapeva tutto ciò che si può sapere, ma che le restavano tantissime cose da imparare: perciò decise di dare retta sempre ai consigli e non si pavoneggiò mai più di ciò che sapeva.
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16 MAGGIO
L'AQUILONE
Corre il bimbo
sulla spiaggia
e lo segue
l'aquilone
trattenuto
da uno spago.
Vola come avesse l'ali,
se lo lasci
segue il vento
e sparisce
in un momento.
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17 MAGGIO
UNA LEZIONE PER L'OCA.
L'Oca aveva un brutto vizio: si faceva imprestare le cose senza restituirle. Aveva una padella della Gallina, la lanterna del Gufo e la forma per le torte di Coniglietto.
- Dobbiamo usare molta diplomazia e dare all'Oca una lezione - disse il Gufo saggio.
- Che tipo di diplomazia? domandarono gli altri.
- Dobbiamo farci imprestare qualche cosa da lei - disse il Gufo, lentamente, con serietà. - e dimenticare anche noi di restituirlo.
Tutti erano molto impressionati. Vennero a casa dell'Oca e le domandarono in prestito il suo furgoncino che le era molto caro.
- Certo prendetelo pure - disse l'Oca, che era anche generosa - però fate attenzione a guidare bene.
- Certo, grazie! - risposero gli altri.
L'Oca attese tutto il giorno il suo furgoncino e alla sera, non avendolo ancora visto di ritorno, era in terribile agitazione.
- In fini dei conti - gridò indignata - uno ha il diritto di badare alle cose proprie. Andrò a cercarli e a vedere cosa credono di fare con le cose altrui.
Corse alla rimessa per prendere la sua vecchia bicicletta. Quando la spostò dal suo angolo, vide la padella della Gallina, la lanterna del Gufo e la tortiera del COniglio, che erano state dimenticate.
Allora tutta l'ira le passò e si vergognò molto:
- Avrei dovuto restituire queste cose già da molto tempo - si disse. Caricò tutto sulla carriola, la le gò dietro alla bicicletta e partì pedalando furiosamente.
Quando la videro arrivare, gli amici le vennero incontro col furgoncino.
- Eccolo - dissero - Eri preoccupata?
- No, no, davvero - disse l'Oca parlando a fatica e restituendo velocemente tutte le cose che aveva preso in prestito - Va tutto bene.
- Visto? - disse il Gufo, accarezzando la sua lanterna - la nostra diplomazia ha funzionato.
Siccome l'Oca non prese mai più nulla in prestito senza restituirla prontamente, si deve proprio dire che il saggio Gufo, come al solito aveva avuto una brillantissima idea.
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18 MAGGIO
L'ACQUISTO
Sono entrato in un negozio
per comprare un bel gattino
e ne ho visti tanti, cinque
tutti insieme in un cestino.
Voglio scegliere il più bello:
quello nero o il tigrato?
Quello bianco come neve
o il grigio un po' sfumato?
Non so proprio cosa dire
e decidere detesto:
"me li porto a casa tutti,
e si tenga pure il cesto".
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19 MAGGIO
IL CAPPELLINO DI GIANNA
D'estate, d'inverno, in primavera o in autunno, il cappellino di Gianna era sempre rotondo. Qualche volta era marrone,, qualche volta azzurro, oppure di paglia, ma era sempre rotondo con due lunghi nastri. Gianna ne avrebbe voluto uno con un fiore, o una penna o qualcosa d'altro. Ma la mamma diceva sempre:
- C'è ancora tempo er queste cose - E comperava sempre gli stessi cappelli.
Un giorno la cugina grande di Gianna, che stava per sposarsi, scelse Gianna come damigella d'onore al matrimonio e scelse tutto ciò che Gianna avrebbe dovuto indossare. Era tutto molto bello, ma specialmente il cappello: aveva molti fiori ed una graziosa gala. Gianna era felice!
- Sta molto bene, vero? - domandò sua cugina.
- Sì certo - disse la mamma - e dopo la cerimonia sarà adattissimo per le festicciole e le passeggiate domenicali.
Gianna accarezzava i fiori del cappellino e non riusciva a capire perchè la mamma aveva detto che c'era molto tempo per queste cose.
A lei sembrava di non avere abbastanza tempo nella vita, per indossare spesso quel cappellino.
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20 MAGGIO
LE ANITRE
Quando andiamo sul laghetto
alle anitre portiamo
di pan secco un belsacchetto
e glielo diamo.
Se lo mangian tutto e poi,
tanto ormai le conosciamo,
non ringraziano, ma noi
le perdoniamo
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(http://blog.libero.it/live8/getmedia.php?%40or%60zo%26m%3D%7DKg%60%27%7F21%3Ca3%3C26%3F%25a025k%25lapg-om0c%7Cli%3B%2510%27z%05kgonmghom%05j%40)
21 MAGGIO
FEBBRE DI PRIMAVERA
- Nonno - disse Giorgio - per favore, suona qualche cosa col violino!
- Non ora - disse il nonno, che sonnecchiava sotto il portico al sole - Ho troppo sonno, a causa della febbre di primavera.
Giorgio domandò cosa fosse la febbre di primavera, ma il nonno brontolò e cominciò a russare.
Giorgio andò a passeggio intorno al granaio e nel cortile, pensando alla febbre di primavera. E notò una cosa molto strana. Tutti i vecchi animali sonnecchiavano: la vecchia gatta e la mamma dei porcellini , la capra, la pecora, la mucca e il cavallo.
Ma i loro piccoli non erano per niente addormentati, anzi. Tutti i giovani animali giocavano ed erano più vivaci del solito, nella mattinata primaverile, sembravano quasi selvaggi.
Mentre li osservava, Giorgio sentì uno stranp acuto profumo di erba nuova e di fiori nuovi e di sole. Improvvisamente si sentì selvaggio egli pure.
Si slanciò di corsa nel cortile tra le galline andando a zig-zsg come un cavallino e giunse sotto il portico gridando:
- Nonno! Ora so cosa è la febbre della primavera. E' una cosa che si sente nell'aria e rende vivaci i giovani e assonnati i vecchi. Vero nonno?
- Come? - disse il nonno allargando gli occhi e afferrando il violino - pensi così?
Cominciò a suonare d'impeto una musica indiavolata con un ritmo così veloce che Giorgio che ballava riusciva a malapena a mantenere il tempo.
_ Forse io non so cosa sia la febbre di primavera - disse Giorgio dopo un poco col fiato grosso
- Forse no - disse il nonno ridendo e continuando a suonare e a ballare sempre più in fretta.
Giorgio ballando e saltando, libero in quel meraviglioso profumo di primavera decise che non gli importava nulla di sapere che cosa effettivamente fosse la febbre di primavera perchè egli e il nonno si divertivano molto
nota di vichipedia:
Spesso vi è un significativo cambiamento di umore e di comportamento e nei freddi giorni bui dell'inverno vengono rimossi e le calde giornate di sole della primavera arrivano le persone. Questi cambiamenti di umore e di comportamento sono stati attribuiti a febbre primavera. Per coloro che vivono nell'emisfero settentrionale, in particolare negli Stati Uniti e in Canada, sembra che ci sia una maggiore prevalenza di persone che soffrono di febbre primavera, con i sintomi di solito iniziano a metà marzo ad aprile.
Molte persone con la febbre primavera si lamentano di stanchezza, mal di testa e dolori muscolari, perdita di appetito e altri disturbi fisici e psicologici. I bambini sono venuti a perdere la scuola in alcuni di quei primi giorni di primavera, con una voglia incontrollabile di uscire e liberarsi delle depressione invernale.
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22 MAGGIO
LE TRE VOLPI AMICHE
C'erano una volta tre piccole volpi che stavano sempre insieme e dividevano tra loro tutte le cose.
- Un poco per uno non fa male a nessuno - mormoravano rannicchiate tutte e tre in un caldo e comodo tronco cavo.
- Uno per tutti e tutti per uno - dicevano preparando il stufato in una grande casseruola fumante.
Quando un cane dava la caccia ad una di esse, presto si trovava inseguito da tutte e tre. Ma un giorno le tre volpi andarono a pescare.
Sedettero sulla riva con tre canne, tre ami, tre vermi grassi, pensando al delizioso pranzetto di pesce fresco che avrebbero avuto.
Presto una delle piccole volpi prese una trota molto piccola, proprio solo un bocconcino. Poi la seconda volpe prese un luccio discreto, grande abbastanza per la gran fame che aveva.
- Povera me! - gridò allora, mettendosi il pesce sotto il braccio - Mi ricordo soltanto ora che è il compleanno di una mia zia, alla quale ho promesso di aiutarla a soffiare sulle candeline della torta.
Stava già per svignarsela per conto suo col il pesce, quando la terza volpe prese un salmone splendido, per un lauto banchetto.
- Ehm, bene - balbettò la volpe con il luccio - forse il compleanno della zia non è proprio oggi; del resto la zia è abbastanza grande per soffiare le conadeline da sola.
E cominciò a darsi da fare cercando rami e sterpi per accendere il fuoco, mentre le altre volpi, che sapevano benissimo che non aveva alcuna zia, ridevano e stavano a guardare.
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(http://ilsassonellostagno.files.wordpress.com/2012/08/luna-nera.jpg?w=307&h=271)
23 MAGGIO
S'E' ROTTA LA LUNA
La luna bianca, tonda, luminosa,
galleggiava nell'acqua ferma e bruna
quando avvenne una cosa misteriosa:
un bel ranocchio si tuffa in laguna
ed in mille frammenti scintillanti
si rompe la meravigliosa luna
e si dissolve nell'acqua profonda.
Ma presto l'acqua torna ferma e piana,
torna la luna ad esser rotonda
e immota quasi fosse porcellana.
Non avrei mai potuto immaginare
la dea luna sconvolta da una rana!
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(https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcS5dL0pCRWhsxrAho06GbXonuuNDDWtNmxns0JF6fhxf9pWo_nU)
24 MAGGIO
NON VOGLIO METTERE IN ORDINE!
Non voglio mettere in ordine! Piagnucolava Giacomino.
Nel salotto c’era un disastro di giochi, colori e fogli di carta colorati per metà, il tutto sparpagliato accuratamente.
La giornata era stata particolarmente divertente: prima Giacomino di buona mattina aveva giocato con le macchinine, facendole correre per strade e autostrade immaginarie attorno alle poltrone e al divano; poi stanco per tutti quei chilometri, aveva pensato di ritagliare delle forme di carta da un quaderno, colorato e incollato; poi le costruzioni avevano dato l’opportunità a Giacomino di cimentarsi nella costruzione di un grande condominio!
Adesso era quasi l’ora di andare a letto, Giacomino già infilato nel suo caldo pigiamino, con i dentini appena lavati, si trascinava per il salotto inventando mille scuse per non riordinare il gran disordine.
La Mamma insisteva, e Giacomino non voleva saperne.
Allora alla Mamma venne un idea!
- Che ne dici Giacomino se lasciamo tutti i giochi così in disordine e prima di andare a letto facciamo un bel gioco?
- Siii! Questa si che è una bella idea. Disse Giacomino improvvisamente rianimato!
- Dunque il gioco è semplicissimo: noi siamo dei pirati - disse la Mamma saltando sul divano e raccogliendo le gambe in modo da non toccare terra - abbiamo appena astato un galeone pieno di tesori, e adesso dalla nostra nave dobbiamo raccogliere tutti i tesori senza cadere in acqua!
- Siii!!!! - Giacomino saltò tutto felice sulla sua nave pirata, legandosi un fazzoletto a mo’ di bandana sulla testa, e iniziò a pescare tutti i tesori! Le macchinine diventavano improvvisamente delle pietre preziose, e venivano riposte nel forziere delle pietre. I colori erano barre d’oro e d’argento e accuratamente messe nei bauli, i fogli mappe di tesori nascosti e le costruzioni monete e gioielli da non perdere assolutamente!
Come due bravi pirati, senza nemmeno bagnarsi un pochino, dalla loro nave-divano in un batter d’occhio avevano raccolto ogni giocattolo-tesoro!
Alla fine Mamma disse: - Adesso tocca al mio tesoro più grande! - Prese in braccio Giacomino e lo accompagnò nel suo lettino. Dopo un bel bacio e un pochino di coccole Giacomino si addormentò felice.
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(http://www.corriere.it/Media/Foto/2003/05_Maggio/25/ROBINS_N.jpg)
25 MAGGIO
I PICCOLI DEL PETTIROSSO
Il signor Pettirosso era molto deluso, quando vide i rugosi, magri, piccoli, implumi che erano usciti dalle belle uova azzurre.
- Non hanno altro che becco! - disse.
_ Certo - disse la mamma Pettirosso - hanno fame. Cerca qualcosa da mangiare.
Il povero Pettirosso volò via mortificato a cercare vermi e insetti in posti un po' fuorimano; ma gli capitava ugualmente di incontrare amici che chiedevano se gli uccellini erano nati.
- Non ancora - diceva il Pettirosso in fretta - non ancora!
Le cose continuarono così per giorni e giorni. Infine lo Scoiattolo, il Coniglio e la Gazza annunciarono che i loro piccoli erano nati e invitarono il Pettirosso a vederli.
Quando il Pettirosso vide che i piccoli dello Scoiattolo, del Coniglio e della Gazza erano tutti rugosi, magri e sgraziati, si sentì molto meglio per quanto riguardava i suoi piccoli.
- Anche i miei piccoli sono nati - girdò con orgoglio - Venite a vederli.
I piccoli pettirossi, ormai erano diventati grossi e vivaci, con morbide piume e occhi rotondi e vispi. Gli amici del Pettirosso proclamarono che i suoi piccoli erano i più belli di tutto il vicinato. Il Pettirosso allora prese a saltellare con tale orgoglio di padre, che mamma Pettirosso dimenticò di essersi arrabbiata e volò a cercare il prossimo pasto.
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26 MAGGIO
IMBARCAZIONI
A me piacciono le barche
siano cutter, siano stelle,
quelle a remi e a motore,
son davvero tutte bell!
Cosa dir dei motoscafi,
dei grandissimi vapori,
e dei bei sottomarini
e dei gran rimorchiatori?
E i battelli che la sera
con l'orchestra, illuminati,
lenti navigan sull'acqua,
forse li hai dimenticati?
Vorrei fare il marinaio,
il nostromo o il secondo,
meglio ancora il timoniere
e girare tutto il mondo.
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27 MAGGIO
IL GALLETTO CHICCHIRICCHI'
- Chicchirich' - gridò un allegro galletto su di un trespolo chiamando il sole.
- Molto rumore per nulla - moromoravano le galline, intente a deporre le uova. - Canta sempre, ma non ha mai deposto un uovo in vita sua.
- Ah si' - ribattè il galletto - Allora sappiate che se volessi potrei deporre uova anche io. E CHE SE DEPONESSI UOVA IO, sarebbero grandi come il sole e non bianche ma di tutti i colori come la mia coda, verdi, viola, rosse..
Gonfiò il petto, per fare maggiore impressione alle galline, ma una disse:
-Perchè non provi allora? Perchè? Perchè? Perchè?
- Perchè non voglio, ecco perchè. Perchè se lo facessi vi farei vergognare delle vostre uova Vi umilierei e vi farei diventare tristi, mentre invece il mio compito e di tenervi in allegria e in buona salute!
Le galline si guardarono l'un l'altra. Non erano ben sicure se il gallo si vantava o diceva al verità; ma siccome nessuna voleva correre il rischio di essere umiliata e triste, tutte continuarono a deporre le uova in silenzio.
L'allegro galletto sbattè le ali e chiamò il sole, che era già alto sulla montagna e sembrava un grandissimo uovo dorato
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28 MAGGIO
GRANDE, PIU' GRANDE, GRANDISSIMO
- AH piccolo pesce palla! - disse una sogliola - Io sono più grande di te e sarò ancora più rotondetta dopo che ti avrò ingoiato!
E lo fece per davvero. Ma un tonno disse:
- Io sono più grande di te e più lungo e più forte e pronto per la cena.
E il tonno inghiottì la sogliola
Ma un dentice, rise e saltò e gridò:
- Io sono così grosso da ingoiarti in un istante e mi resta ancora lo spazio per una piccola medusa.
Uno, due, tre e inghiottì il tonno.
Ma un pescecane si avvicinò e gridò feroce:
- IO sono grande abbastanza da ingoiare due dentici!
IN un baleno, inghiottì il dentice e se ne andò. "Per quanto grosso" pensò "devo fare attenzione: c'è qualcuno più grosso di me"
Infatti era vero, perchè poco dopo una rete scese da una nave e catturò il pescecane.
Ora il mare era deserto.
C'era soltanto un pesciolino piccolo, così piccolo che nessuno era riuscito a vederlo.
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29 MAGGIO
POVERO VECCHIO RAGNO
Povero vecchio ragno! Aveva filato una bella tela in cucina e la cuoca l'aveva spazzata via. Ne aveva filata un'altra in un angolo del salotto e una cameriera l'aveva distrutta spolverando. Il ragno aveva allora provato nella camera del bambino e in quella del maggiordomo e in quella degli ospiti; ma la bambinaia e il maggiordomo l'avevano distrutta subito e l'ospite, una vecchia signora in camicia da notte, aveva gridato fono a che era arrivata la scopa dal manico lungo a spazzarla via.
- Povero me - sospirò il povero rango - Non posso stare da nessuna parte.
Tristemente seguì la scopa, sperando almeno di riprendersi una mosca che stava ancora imprigionata in un brandello di tela che pendeva dal manico. Attraversò così il cortile e giunse nella stalla.
Bzz, bzz, bzz, c'erano mosche dappertutto e i cavalli agitavano le code per scacciarle.
In men che non si dica il ragno filò una tela e catturò tre di quelle bestiole pestilenziali.
- Che bravo! - esclamarono i cavalli soddisfatti - Resti qui, signore, e fili tante tele!
- Resterò di sicuro - disse il ragno sorridendo, senza sapere se era più contento per l'abbondanza di mosche o per il complimento.
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.....sempre lezioni di vita :gkiss:
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(http://static.iphoneitalia.com/wp-content/uploads/2014/04/peppa-in-vacanza-iphone-1.jpg)
30 MAGGIO
SULLA SPIAGGIA
Ieri mare, mare, sabbia,
qualche volo di gabbiani
in un cielo grigio grigio,
qualche granchio; ma stamani
sono giunti bimbi a frotte,
son sbocciati gli ombrelloni
e nel cielo azzurro e terso
non gabbiani ma aquiloni .
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(http://img1.amando.it/imagesdyn/articoli/27/27/29272.jpg)
31 MAGGIO
IN CUCINA CON PAPA'
In cucina con papà
Qualche giorno poco fa,
ho cucinato col mio papà,
una sera nella cucina
abbiamo mischiato alla farina,
uova,burro e cioccolata
e dell’acqua profumata,
poi nel forno abbiam rinchiuso
questo dolce delizioso.
Ma nel fare tutto ciò,
la cucina si sporcò.
“ Mamma mia che confusione,
Sei papà un pasticcione !
La farina è da per tutto,
sopra al naso , sopra al piatto,
se la mamma viene adesso,
ci rimprovera a più non posso.”
Ma per quanto noi facciamo
ancor più , poi la sporchiamo.
Alla fine stanchi ed afflitti,
aspettiam strilli e rimbrotti.
Ma la mamma appena arriva,
sente odor dalla cucina,
ed esclama a noi contenti:
“ Bravi i cuochi, che portenti!
Questa torta ci mangiamo
e con calma sistemiamo”.
Così , insieme abbiamo mangiato,
questo dolce impasticciato.